Fantascienza?!?

Personalmente ho una mia idea che come al solito spero non si avveri.

A metà settembre l’esposizione degli Investitori esteri verso i titoli di Stato italiani era circa il 28% pari a, grossomodo, 650 mld di €. Con questa tornata di vendite delle ultime tre settimane probabilmente l’esposizione estera è scesa sotto il 20%.

Supponiamo che, quello che era il piano “B” del ministro Savona e che era presente inizialmente nel programma di governo, sia stato effettivamente cancellato dal programma per ottenere il via libera alla formazione del governo, ma dietro le quinte si lavori esattamente perché si arrivi a realizzare quel piano.

Il piano “B” del ministro è l’uscita dall’euro ed il ritorno alla lira, per la cronaca.

Anche su questo siamo anacronistici, in quanto  l’Inghilterra settimana scorsa ha chiesto un referendum bis per rientrare in Europa perché si sono resi conto degli svantaggi economici e logistici e l’Inghilterra non aveva abbandonato la sua moneta.

Noi invece pensiamo di uscire ed avere dei vantaggi! (Fantascienza o follia)

Tornando al nostro discorso, la presenza del debito in mano ad investitori esteri è per il cittadino italiano una garanzia.

Una garanzia contro la sudditanza. Un’assicurazione contro folli manovre di regime.

La necessità di mantenere una certa serietà ed un certo rigore sui conti pubblici di fronte agli investitori esteri è infatti una garanzia prima di tutto per i cittadini stessi.

Cittadini che rischiano di trovarsi in balia dei gestori del potere anche quando il debito sia detenuto all’interno da banche nazionali.

Due giorni fa Adair Turner, già a capo della Consob inglese (la FSA) negli anni del crac di Lehman Brothers ed esperto di crisi sistemiche, ci ha ricordato su Il Fatto Quotidiano quali possano essere le implicazioni dei legami troppo stretti tra il debito del Paese e il sistema finanziario nazionale.

Detenere debito pubblico del proprio stato da parte di una banca è un po’ come tenere insieme bancomat e pin, ci dice Turner. Metafora efficace che dà bene l’idea del rischio a cui ci si espone.

Proprio nella logica dell’euro, aggiunge Turner, le banche italiane non dovrebbero avere nessun titolo pubblico italiano. Dovrebbero avere un portafoglio diversificato di altri titoli di Stato, preferibilmente della zona euro, ma non italiani. Dovrebbero avere titoli non correlati con la propria attività, per evitare di scontare il rischio Paese direttamente sul proprio patrimonio ed a testimonianza di quanto appena detto c’è l’andamento del comparto bancario nelle ultime settimane.

Cosa potrebbe quindi succedere!?!

Nel 2013 in Italia sono entrati in vigore i Cacs di cui nessuno ne parla e sono stati voluti da Bruxelles nel Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità.

Nella sostanza si tratta di una serie di regole che permettono agli Stati che vivono una situazione di difficoltà di attuare una ristrutturazione del debito che darà la possibilità di ricontrattare interessi e scadenze dei Titoli di Stato emessi, così come di proporre agli investitori anche lo scambio con obbligazioni differenti.

Quindi potrebbe succedere che ad un certo punto il nostro Stato cambi:

  • La data di scadenza del titolo che può essere posticipata
  • Può ritardare il pagamento delle cedole
  • Può decurtare pagamenti delle cedole e rimborsi
  • Può essere cambiato in modo arbitrario il metodo per il calcolo dei pagamenti
  • Può cambiare la valuta di pagamento

Ovviamente questo vale anche per i BTP Italia.

Ora ovviamente nel momento in cui il debito pubblico è per la maggior parte in mano agli italiani ed alle banche italiane un governo privo di scrupoli e direi ottuso potrebbe attuare tutta una serie di azioni che graverebbero solo sugli italiani e sull’Italia.

Oltretutto non sarebbe la prima volta che il governo raggira il popolo italiano che ricordo da un rapporto OCSE di maggio 2018 è considerato per oltre il 60% analfabeta funzionale.

Qualche piccola reminiscenza tanto per ragionare un pò:

L’oro alla Patria

Il sogno autarchico della follia fascista del 1935, oggi ci riprovano. I parallelismi non mancano.

Nel 1935 il capro espiatorio fu la Società delle Nazioni, additata dal regime per aver comminato delle sanzioni all’Italia a seguito dell’invasione dell’Etiopia. Oggi la cattiva è invece l’Europa, amica delle multinazionali e dei poteri forti.

Nel 1935 il regime fascista sollecitò gli italiani a donare il loro oro alla causa autarchica (la raccolta delle fedi nuziali). Un’orgogliosa rivendicazione di isolamento e anarchismo internazionale. Un preludio scontato alla guerra che sarebbe arrivata pochi anni dopo.

Oggi il Governo ci riprova con i titoli di stato, che per un Paese iper indebitato come il nostro sono come l’oro.

L’obiettivo ufficiale è ridurre la debolezza dell’Italia rispetto ai detentori di debito estero. Concentrare il debito nelle mani degli italiani ha, infatti, il pregio di porre il Paese al riparo dalle speculazioni degli investitori stranieri. Gli investitori nazionali non hanno interesse a speculare al ribasso sui titoli di stato che detengono, perché si farebbero male da soli, e tendono a mantenere i titoli sino alla scadenza (gli italiani sono molto “cassettisti”, si dice), mentre gli investitori esteri tendono a fuggire ai primi sentori di crisi, innescando la spirale dello spread .

Il fatto che gli investitori nazionali possano farsi male da soli li espone però a facili ricatti dei governanti. 

Ecco perché si tratta della categoria di creditori ideali per chi detiene il potere.

La fuga dei capitali esteri è quindi voluta.

Se riusciranno a concentrare il debito nelle mani italiane sarà tutto estremamente più facile.

ELO

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